anno 1572. JG3 pensamento; ma intanto per sottrarsene adduceva a pretesto molti inconvenienti, die l’avevano trattenuto a Messina. Prometteva quindi, che tra non guari sarebbero pronte cento galere e sarebbero in arme quattromila fanti di varie nazioni. D’altronde i fatti non corrispondevano alle parole. Non erano allora in Messina che sessantaquattro sole galere : le altre si aspettavano; ma non avevasi notizia per anco della loro partenza. I soldati non erano pagati ; perciò ricusavano (l’imbarcarsi. Non di meno il Soranzo, trattenuto con varie speranze, aspettò colà sino agli ultimi di giugno. Finalmente don Giovanni gli dichiarò, che gli ultimi ordini ricevuti dalla corte di Spagna non gli permettevano di allontanarsi ; che alla Spagna era imminente una guerra colla Francia, da cui ottenevano protezione i ribelli delle Fiandre, e che in tale stato di cose il re suo signore era obbligato a tenere le sue forze navali a portata dei luoghi, ove avesse avuto bisogno di adoperarle. Si può ben credere come il Soranzo ascoltasse da don Giovanni siffatte dichiarazioni : tuttavolta non riputò prudenza lo sfogarsi con rimproveri e con lamenti. Con migliore consiglio interpose le istanze del Colonna, per le cui stringenti considerazioni determinossi alfine a concedere, di cento che doveva darne la Spagna, ventidue galere con cinquemille fanti, sotto il comando di Gii d’ Andrada cavaliere di Malta, col titolo di generale del re Filippo II. A queste se ne unirono tredici del papa, undici del duca Cosimo de’ Medici e due di Michel Bonello, fratello del cardinale Alessandrino. 11 Colonna v’inalberò lo stendardo del generalato della Chiesa. Intanto Gregorio XIII mostravasi grandemente adirato del contegno della Spagna e di don Giovanni, e dichiarava, che nè questi, come generale della Chiesa, poteva, senza la permissione del pontefice, applicarsi ad altre imprese, nè lo stesso re di Spagna poteva a suo talento disporre delle forze radunate col denaro proveniente da fondi ecclesiastici. Perciò con replicati brevi