anno 1616. . 465 corona francese colla spagnuola, perciò diede ben presto non dubbii segni della sua propensione a disturbare la pace. Fu richiamato da Milano il Mendozza, ed in sua vece vi fu spedito Pietro di Toledo, uno di coloro che avevano con maggior calore disapprovato la conclusione del trattato di Asti. Appena questo nuovo governatore ebbe occupato il suo posto, invece di scemar« il numero delle truppe, come i patti prescrivevano, si accinse a reclutarne di nuove: sicché confermò sino d’allora i sospetti, che eransi concepiti del suo carattere. A rendere più complicato questo affare si aggiunsero le rinascenti discordie della repubblica coll’ arciduca d’ Austria per le piraterie degli uscocchi : alle quali discordie presero caldo interessamento le varie corti d' Europa. Altrove ne parlerò di proposito : qui devo limitarmi a commemorare, che la corte di Spagna cercò di trarne profitto. Essa infatti mandò a Venezia nel 1616 il marchese di Lara, per pregare il senato a levare 1’ assedio, che le truppe veneziane avevano posto a Gradisca, città dell’ Austria, promettendo che il re avrebbe ridotto 1’ arciduca Ferdinando ad una sospensione d’armi, acciocché durante 1’ armistizio non si facesse veruna novità nella piazza. Al che cooperarono coi loro uf-fizii anche il nunzio papale e gli ambasciatori degli altri principi. Ma, ottenuto ch’egli ebbe l’intento, portò in campo nuove pretensioni, a cui non era del vantaggio della repubblica l’aderire : ne lasciò mediatore il marchese di Bedmar, ambasciatore ordinario della Spagna presso i veneziani, ed avviossi alla volta di Milano. Tanta fu la fierezza con cui cotesto sostituto trattò l’affare affidatogli, che il senato se ne inasprì e rigettò affatto ogni proposizione. Questo contegno, che spargeva sospetto nel senato circa le intenzioni del gabinetto spagnuolo, porse ancor più grave motivo di sospetto al duca di Savoja, che scorgeva nel nuovo governatore di Milano una volontaria negligenza all’ adempimento del trattalo. Ne fece perciò sentire lamenti, a cui fu risposto:— « Non sapersi a che potess’ essere obbligalo un re polente ; essere unico