i»6 LIBRO XXXIII, CAPO XV. La dolcezza del clima, e la fertililà del terreno ne rendono delizioso il soggiorno : e sì, che di qua l’isola stessa prese il nome di Macarea, quasiché si dicesse beata; e di qua inoltre presero occasione i poeti di favoleggiare nata in essa la dea Venere ; e, come in sua propria stazione, dimorarvi. Qui perciò, nella città di Pafo, le avevano rizzato i ciprioti rinomatissimo tempio. Vi si contavano anticamente sino a nove regni e trenta città; delle quali per altro, ai tempi delle vicende, che sto narrando, non esistevano, che le cinque di Nicosia, di Famagosta, di Pafo, detta anche Baffo, di Cerines e di Limissò. Due sole di esse, Famagosta e Nicosia, erano ridotte a fortezza ed in grado di resistere alla potenza dei turchi. Le particolari prerogative di quest' isola furono cagione, che sino dai più rimoti secoli se ne contrastassero il dominio le primarie monarchie dell'universo. Essa infatti, seguendo la fortuna degli altri popoli dell’ oriente, ubbidì successivamente ai re di Egitto, a quelli di Persia, all' impero di Roma ed ai saraceni. A questi la tolsero i cristiani, nel 1122, allorché andavano all’impresa della Terra santa, ed aggregaronla .^11’ impero di Gerusalemme. Si resse dipoi alquanti anni sotto il comando de’ proprii signori, sostenuti dalla protezione degl’ imperatori di Costantinopoli, finché Riccardo re d’ Inghilterra ne vendè la signoria ai cavalieri tempiarii, i quali la rivendettero a Guido Lusignano. Questi, scaccialo da Gerusalemme per le armi di Saladino sultano, si ritirò a vivere in Cipro, ove piantò il suo regno, che continuò nella sua successione sino a Carlotta Lusignano, la quale lasciollo in eredità legittima a Luigi figliuolo di Andrea VII duca diSavoja. Ma ne fu a lei contrastato il possesso da Jacopo bastardo della casa de’ Lusignani, marito di Caterina Cornaro veneziana. Morto Jacopo, la vedova Caterina, per conservarsene la sovranità, invocò la protezione della repubblica di Venezia, la quale ne assicurò con le armi il dominio, e se ne fece rinunziare da Caterina il diritto, lo che a suo tempo ho narrato (1). D’ allora in poi la sola (i) Ved. pag. ■ 34 del voi. VII.