anno 1570. 59 Cipro, sì per la potenza enorme dei turchi, come per la villa della flotta confederata, potevano meritare aneli’ essi il nome di perdite c di sciagure, sendochè le forze indebolite da un lato non potevano presidiare gli acquisti dell’ altro. CAPO XX. Maneggi di una tega tra le potenze cristiane. Più di ogni altra cosa vedevasi necessaria, per far fronte a tanti mali, che minacciavano sempre più da vicino T intiera cri-stianiià, una lega tra le primarie potenze dell’ Europa : e il santo pontefice Pio V con sincerità la bramava ed a tutto suo potere adoperavasi a concertarla. Egli stesso con molto zelo ne aveva parlato agli ambasciatori di Spagna, per persuaderli, che tutte le forze della monarchia erano necessarie per salvare la cristianità minacciata dai turchi : ma non sempre in simili argomenti possono trovarsi d’accordo la politica e lo zelo. I veneziani, che avevano tutti gli stali loro esposti alle ostilità dei turchi c in terra e in mare, volevano una lega offensiva, e non trovavano sicurezza che in uno sforzo potente, fallo in comune per portare il terrore negli stati posseduti dal sultano. Ma il gabinetto spagnuolo considerava la cosa sotto aspetto assai diverso. La guerra presente liberava la Spagna da qualunque timore per parte dei turchi, e procurava al regio tesoro una remi ita di due milioni d’ oro, per la bolla della crociala concessa al re Filippo li in tulli i suoi siali di Europa e dell’ Indie: era dunque suo interesse, che la guerra continuasse. Ed appunto a questa opposizione d’ interessi dev’essere attribuita e la cagione dell' equivoca condotta dell’ ammiraglio Doria e la moltitudine degli ostacoli, che gli ambascialori spagnuoli facevano nascere in Roma per non conchiudere giammai una lega secondo le premure dei veneziani. Ora dicevano essi, che non bisognava limitarsi ad abbattere la potenza dei turchi ; ma eh era d’ uopo