ft 08 LI ORO XXXVI, CAPO III. piano della loro macchinazione; il Consiglio dei Dieci decretò, che al frate Gianfrancesco si proponesse il dilemma, o di essere impiccato per la gola, se non avesse voluto rivelare di più, sopra questo argomento, o di ridurre cotesla sentenza ad un solo anno eli carcere, susseguito da un perpetuo esilio dagli stati della repubblica, se nel periodo di alcuni giorni avesse manifestato il piano con tutta chiarezza e con la piena giustificazione della cifra di quelle lettere. L’ alternativa produsse 1’ effetto desiderato : imperciocché il frate da Perugia, a cui era cara la pelle, piucchè non gli fosse in odio quella del Sarpi, indicò certo nascondiglio nella sua camera in Padova, ove furono trovale mollissime leltere con cifre e controcifre, per le quali restò sino all’ evidenza dimostrato chi, come e quando avesse manipolalo Vinfame progetto. La quale dimostrazione rimane sino al giorno d’ oggi e rimarrà sempre, a perpetua ignominia degli autori, negli atli autentici della decemvirale magistratura : per quanto pur si affatichino i nemici del Sarpi a calunniarne la condotta, gli scritti, le intenzioni. Questo avvenimento fece aprire gli occhi allo stesso fra Paolo, il quale, per quanto fosse per 1’ addietro rassegnato ai divini voleri, conobbe finalmente ancor egli, e per le cose passale e per nuovi avvisi datigli dal governo e per nuovi tentativi scoperti contro la sua sicurezza anche negli anni appresso, la necessità di non aversi a fidare troppo facilmente di ognuno. Nulla dirò di tante altre favole, che furono, olire alle accennale di sopra, inventale dai nemici di lui ; le quali polrebbonsi coi documenti ad una ad una smentire, sicché ne restasse vergognosamente smascherala la goffa malignità di chi le spacciò. Fu in questo tempo, che il Sarpi, dalosi ad una vila ritiratissima, divideva lutto il suo tempo tra gli studii malemalici, astronomici, scientifici nel silenzio della sua cella, e le gravi occupazioni dello stalo per le materie di pubblica ed ecclesiastica giurisprudenza tra la maestà del ducale palazzo, a cui ogni giorno recavasi chiuso in una gondola. E così, dopo T avvenimento, che testé