462 LIBRO XXXVI, CAPO XIII. perciò riputare ampollosa esagerazione della fantasia del Darù 1’ allocuzione ch’egli finse pronunziata da quell’ ambasciatore, dicendo: « Tutta l’Europa ammira la securità, il sonno della repub- • blica framezzo a un periglio così evidente : ella eh’ è stimata » così vigilante e così sollecita di suonare l’allarme e di chiamar » gli altri governi in suo ajuto, oggidì si ostina a chiudere gli • occhi, probabilmente perchè certificata dallo stato della Francia » governato da un re fanciullo, da una regina fiorentina tutta spa-» gnuola di cuore, e da un ministro devoto in tutto a quello di » Madrid. » E di queste parole il Darù cita mallevadore il Siri, cui abbiamo invece veduto esporre colla progressione dei falli ben diversamente la cosa da quello che la sognò quel preoccupalo storiografo ; e sull’ appoggio di un discorso immaginato da lui e di una testimonianza falsata, soggiunge : « Questa amara ironia pro-» dusse il suo effetto. La repubblica pendeva sospesa per congiun-» gersi apertamente col duca di Savoja allora in guerra colla Spa- • gna. Questi s’infinse disposto alla pace; allora i veneziani si » determinarono a confederarsi con lui, gli aprirono la borsa, gli » suonarono trecentomila ducali ed altri cinquanta mila per mese » gliene promisero. * Ed ecco la storia divenuta serva della immaginazione di chi la scrisse; contraddetta dai documenti e dalle testimonianze sincere. CAPO XIII. Il trattato non è eseguito : tre sono avviluppati i veneziani contro la Spagna. La corte di Madrid era rimasta poco soddisfatta del trattalo conchiuso in Asti ; benché i suoi rappresentanti vi avessero aderito, ed ella medesima lo avesse sottoscritto. Ma poiché s’ era indotta a sottoscriverlo, unicamente per non ritardare i due matrimoni, che dovevano collcgare in più stretta confederazione la