442 LIBRO XXXVI, CAPO XII. del marchese di Castiglione, perciocché sospetto di parzialità ; ed aggiungeva, eh’ egli stesso mandava a Vienna un ambasciatore per dare all’ imperatore esatta informazione dello stato delle cose. Un altro ambasciatore mandò egli a Venezia, per sollecitare l’assistenza della repubblica. Questi prometteva, che il duca avrebbe sciolto il suo esercito tostoché il governatore Men-dozza promettesse in iscritto al papa, all’ imperatore e alla repubblica di Venezia, che nulla intraprenderebbe contro di lui. Prometteva al nunzio Savelli, che le questioni finirebbero allorché il duca di Mantova gli rinunziajse il canevese ed una sessantina, all’ incirca, delle migliori borgate del Monferrato. Passò dipoi questo medesimo ambasciatore a Pavia, a chiedere una sospensione d’ armi per quindici giorni, sino al suo ritorno da Mantova : ma nulla gli fu concesso. Il senato di Venezia, che avrebbe desiderato di ridurre 1’ affare a maneggio, mandò a Milano ed a Torino Reniero Zen ; ma 1’ animosità dei parliti rendeva, se non impossibile, assai difficile 1’ accomodamento. Alla fine fu conchiuso un armistizio di dieci giorni, sino al dì 25 settembre. Tutto lo studio del Mendozza stava nel procurare di rendere sospetti i veneziani al duca di Savoja : perciò domandò al duca di Mantova i duemila fanti, che stavano alla difesa di Casale, e ch’egli teneva a suo stipendio, pagandoli col denaro dei veneziani. Vi si oppose il senato : bensì permise, che le truppe spagnuole avessero passaggio sulle terre del Monferrato. Tostoché la corte di Madrid ebbe notizia dell’ irruzione delle truppe sabaude sul territorio milanese, decretò lo sterminio del duca e diede ordine al governatore Mendozza di atiaccarlo senza indugio. Ed avrebbe potuto con tutta facilità penetrare nel Piemonte cd occuparlo da ogni parte : ma invece si occupò per tutto il resto della stagione in costruire un forte della circonferenza di nn miglio sulla frontiera milanese verso Vercelli. Per adulazione