b!» LIBRO XXXIII, CAP. XVIII. I turchi allora diedero l’assali« a quello stesso bastione ; ma vi furono respinti. Vi perdette la vita il conte di Tripoli. Tentarono, pochi di appresso, un assalto generale, e vi furono similmente respinti con grandissima perdila delle loro genti. Mustafà allora, per animare i suoi soldati a coraggio ed adescarli con grandiose lusinghe, fece pubblicare nel suo campo una promessa, clic conseguirebbero il grado di sangiacco i tre primi, che avessero posto piede sulle mura di INicosia, e che se fosse stato ucciso nel combattimento un pascià, ne otterrebbe la dignità il primo soldato, che fosse entralo nella conquistata città. Quindi ordinò l’assalto per l’indomani, eh’ era il dì 9 settembre. Esso incominciò prima dell’ albeggiare. I turchi sorpresero le guardie del bastione Costanzo e le uccisero : ne rimasero quindi padroni. Avvisatone dal tumulto il conte di Rocas, vi accorse tosto colle sue genti, ma cadde colpito da un colpo di moschetto. Tutto fu allora confusione e scompiglio. I soldati di Nicosia si diedero alla fuga. Pietro Pisani e Bernardo Polani cercarono di trattenerli; ma indarno: il Polani fu ucciso, il Pisani rientrò in città framezzo ad una mollitudine di cittadini, che il terrore aveva fatto raccogliere intorno a lui. I turchi, divenuti padroni del terrapieno, spinsero nella città un grosso corpo di truppe. La moltitudine del popolo s’ era affollata nella piazza : ma fu dissipata e dispersa da tre cannoni, che i turchi piantarono contro di essa. I soldati, gli uffiziali e con essi il vescovo di Pafo, s’ erano rifugiali nella corte del palazzo : il pascià di Aleppo intimò loro di rendersi, promettendone salva la vila. Ne accettarono il patto : ma, aperte appena le porte, la soldatesca infedele si avventò sopra di loro rabbiosamente e li fece tutti a pezzi. Quindi quei barbari si diedero a scorrere lulta la cillà, e vi praticarono le più crudeli empietà contro le persone, le abitazioni, i luoghi sacri. Violarono vergini, oppressero matrone, strascinarono per le vie ignominiosamente plebei e nobili, bruttarono i sanluarii, conculcarono le reliquie dei santi ; ne contenti d’essersi pasciuti a sazietà nel sangue,