anno 1577. 221 nascondigli e delusero in .gran parie le mire del veneziano comandante. Tuttavia la crociera, ch’egli fece, non riuscì affatto inutile: prese alcuni dei loro legni; lece impiccare quanti dì costoro gli vennero nelle mani ; saccheggiò i loro covili : ma non potè estirparne la razza. E con tanto più di calore tenlavansi dai veneziani queste imprese, in quanto che si temeva, che la Porta ottomana non volesse abusare di questo pretesto per rinnovare la guerra contro la repubblica nostra. E con tanto più di fondamento lo si temeva, in quanto che si aveva notizia degli apparecchi militari, che si andavano facendo in Costantinopoli. Perciò frettolosamente il senato mandò ingegneri ad ingrandire e perfezionare le fortificazioni di Corfù; armò galere; fece leve di truppe, per non essere colli all'impensata da quel formidabile nemico. Ma svanirono tulli i timori, quando si seppe, che tulli quegli apparati facevansi per portare la guerra nella Persia. CAPO V. Muore il doge Mocenigo; gli succede Sebastiano Venier. Venne a morte in frattanto il doge Alvise Mocenigo, addì 3 giugno 1577, dopo una gloriosa reggenza di selle soli anni bensì, ma in mezzo a durissime circostanze ed a funeste vicende. In capo ad otto giorni gli fu dato successore Sebastiano Venier, cui la pubblica voce proclamava già a questo altissimo grado, in premio delle molle imprese da lui condotte a fine felicemente per la salule della patria. Lo abbiamo già veduto comandante generale della fiotta della repubblica nella memoranda battaglia di Lepanto. È cosa degna di particolare considerazione, che alla comune allegrezza dei cittadini per T innalzamento di lui, presero parte anche • turchi, che si trovavano allora in Venezia. Dieci infatti di loro, a nome di quanti ve n’ erano, recaronsi al palazzo a rendergli omaggio ;