92 LIBRO XXXIII, CAPO XXIV. ove si fosse determinato ad affrontarla coraggiosamente in sul mare, anziché cercare di evitarne l’incontro. Ai quali sospetti del sultano aggiungeva stimoli l’accanito nemico di Piali, Mustafà pascià; e tanto valsero le insinuazioni di questo e tanto di corpo presero in Seiimo le concepite idee di diffidenza, che tolse a Piali il comando della flotta c persino lo dcpos£ dal grado di pascià. In sua vece sostituì al comando dell’ armata navale il pascià Periaù. Uscirono, prima di tutte, da Costantinopoli venti galere, condotte da Cajà-celebì, il quale, incontrate nel viaggio le galere delle guardie di Scio e di Rodi, s’ avviò con esse verso Cipro, per impedire che fossero recali soccorsi a Famagosta, e che le squadre cristiane avessero il tempo di unirsi. Dopo la partenza di queste prime galere, n’ erano uscite da Costantinopoli altre trenta, comandate da Alì, il quale andò alla Fenicia a levare genti, poi passò a Cipro. Di là spedì alcune galere a Tripoli, per far nuove leve di soldati e di munizioni. Arriva-rongli intanto da Algeri molti altri legni condotti dal re Uluz-alì, ed altre venti galere capitanate da Cassàn. E così a poco a poco si formò la totale unione della flotta ottomana, consistente in du-gento e cinquanta vele. Unita che fu, il comandante generale la condusse verso l’isola tli Candia. Ivi entrò nel porto della Suda; d’ onde si trasferì alla Canea. Fece in quelle vicinanze uno sbarco di truppe, le quali saccheggiarono borghi e villaggi e vi appiccarono il fuoco : ma vi furono ben presto rispintc dalle genti del presidio di quella fortezza e da una squadra di trecento uomini di Corsica, arrivali opportunamente poco avanti in quell’ isola sopra una nave genovese. I turchi allora,Risaliti sui loro legni, si accostarono a Relimo. Gli abitanti di quella città spaventati alla notizia del loro arrivo, cercarono salvezza nella fuga. Ma il consigliere Gerolamo Giustiniano, rimastovi solo col capitano Gherardo Alfieri e con cento