476 LIBRO XXXVI, CAPO XIX. Traù ove recò danno a varii bastimenti veneziani ; predò nelle vicinanze di Zanle due vascelli mercantili, carichi di ricche merci; ed in fine tradusse in Napoli, quasi trionfalmente, tutte queste spoglie. Di tanti mali fu accagionato il comandante Gian-Gerolamo Zane, imputato di essersi lasciato fuggire 1’ occasione di combattere il nemico. Perciò fu spedito colà dal senato Pietro Fosca-rini inquisitore ad esaminare lo stato delle cose : quindi allo Zane fu sostituito nella carica di generale il gentiluomo Yenier, eh’ era al comando della flotta e l’uffizio di questo fu affidato a Francesco Morosini. I veneziani portarono le loro lagnanze a tutte le corti, per muoverne contro la Spagna i sovrani: ma le loro lagnanze ebbero poco felice riuscita. Timidi i principi d’ Italia non osarono interporsi colle armi, per deprimerne 1’ audacia: perciò la repubblica trovò meglio il suo conto nello stimolare Carlo Emmanuele ad incalzare le truppe spagnuole nel Piemonte ed a costringerle a decisivo conflitto. Questo ebbe luogo presso a Vercelli, e il governatore di Milano vi riuscì superiore : Vercelli cadde in suo potere. Gradisca intanto era ridotta agli estremi dalle armi veneziane, che non ne rallentavano punto 1’ assedio, ed era già già per capitolare : quando impreveduti avvenimenti cangiarono a un tratto la fisonomia delle cose. La rivoluzione pose sossopra la Francia : il re Luigi XIII manifestò all’ ambasciatore veneziano sentimenti di pace, altrimenti avrebbe assunto la difesa del duca di Savoja: l’arciduca Ferdinando ottenne quasi contemporaneamente la corona di Boemia: il triumvirato spagnuolo, di cui ho fatto parola nelle pagine addietro, cominciò a temere per sé: l’affare in somma fu ridotto a trattato, di cui principale motore fu appunto lo stesso Ferdinando. Questi mandò a Madrid un plenipotenziario con ordine di conchiudere a qualunque prezzo la pace. Ma i veneziani, che si accorsero degl’ intrighi orditi e regolati colà dal duca di Lerma, vollero che il maneggio fosse trasferito a Parigi, sotto la mediazione del re Luigi XIII.