282 LIBRO XXXIV, CAPO XIV. del contegno della repubblica, ed il senato ricuperò la sua tranquillità. CAPO XIV. Al doga Cicogna succede Marin (ìrimani doge. Nel 1595 finiva anche questa vertenza con la corte di Roma; ed iu quest’ anno medesimo finiva la sua mortale carriera il doge Pasquale Cicogna, addì 2 aprile, con qualche opinione di santità. E celebre il prodigio, che narrasi avvenutogli, mentr’ era in Creta ; essere, cioè, forse per insorto vento, volata dall’ altare la sacra ostia, ed averla lui, che assisteva colà d’ appresso al santo sacrifizio, colle sue mani raccolta ed al sacerdote restituita; al che ha relazione una delle iscrizioni, che adornano il suo monumento sepolcrale, nella chiesa dei gesuiti, ove leggesi : VELVT ALTER SYME ON MANIBVS CHRISTVM EXCEPIT. Tre furono i proposti a succedergli, sui quali, essendo veramente distinti per le benemerenze loro negl' impieghi sostenuti, stettero alquanto indecisi nella scelta gli elettori. Erano essi Giacomo Foscarini, Marino Grimani, e Leonardo Donato. Alla fine, il dì 26 aprile, elessero il Grimani. Tanta fu 1’ allegrezza del popolo per questa elezione, tante le dimostrazioni di giubilo, che, con uno smoderato e riprovevole eccesso di pazzia, non più udito nei secoli addietro, penetrò la plebe a guisa di furioso torrente per entro alle sale dei magistrati, e trasportatine sulla piazza di san Marco tutti i sedili, vi appiccò il fuoco, prorompendo in grida continuate di acclamazioni e di evviva al nome del Grimani (I). (i) Vianoli, Vite dei Dogi, toni. II, pag. 354; Diodo, Stor. della repub. di Veri, lib. XI, pag. 379 dtl toni. Il; cd altri.