ANNO 1612. 421 di Venezia, per impedire, eh’ ella si abbandonasse al misfatto, da cui tanto era lungi, quanto ne la desideravano vicina i suoi feroci avversarii. Eurico IV fece scrivere al signor di Champignì, ch’era suo ambasciatore in Venezia, succeduto al signor di Fresnes, e fecegli mandare copia della supposta lettera. L’ ambasciatore la mostrò quindi ad alcuni senatori, i quali per verità in sulle prime non seppero che pensarne, tanto sembrava loro strana e insussistente la cosa: poi lo sollecitarono a comunicarla alla signoria: altrimenti sarebbero stati costretti a denunziarla eglino stessi agli inquisitori di stato. Nell' imbarazzo, in cui trovavasi perciò il signor di Champignì, lo consigliarono a sopprimervi i nomi dei senatori e del doge, che vi erano espressi, e di presentarla quindi senza esitanza. E presentolla. Si può ben immaginare, meglio che descrivere, qual ne fosse 10 stupore del doge e dei consiglieri : tutti con unanime sentimento la giudicarono un’ artifiziosa calunnia dei nemici della repubblica, particolarmente di quelli, che più degli altri ne avevano sperimentato il rigore e la fermezza. L' ambasciatore si sforzò a volere far creder vera la lettera, dichiarando che il re ne aveva tutta la certezza. Per finirla, fu d’ uopo, trattandosi di un re amico, far mostra di essergli riconoscenti per la comunicatagli scoperta. Del resto, mancando aifatto di fondamento e di prove 1' imputazione, 11 senato deliberò di darne avviso agl’ inquisitori di stato, acciocché investigassero se mai vi avesse un qualche indizio di verità ; meglio poi se lor fosse fatto di scoprirne gli autori. Nulla fu scoperto ; nulla si fece contro quei senatori, che nominatamente erano stati dipinti per partigiani degli ugonotti. Né il Sarpi scapitò nella fiducia, che in lui aveva ed ebbe sempre il governo : nè la notizia si sparse fuori dei cancelli delle supreme magistrature.