anno 1569. 13 più volle il desiderio di aggregarla ai suoi dominii. Tuttavolta coi veneziani non faceva mostra di disgusto nel mentre che ne andava mendicando pretesti. Più di tutto esagerava la necessità di reprimere le scorrerie degli uscocchi ; al che se la repubblica non avesse voluto prestarsi, minacciava di volerlo fare egli stesso. Ma framezzo a questi raggiri politici, coi quali il sultano Sclim cercava di distrarre in altri oggetti 1’ attenzione del senato, le lettere che venivano dal bailo veneziano di Costantinopoli, davano avviso, che in quella capitale si parlava pubblicamente della divisala conquista di Cipro. Accadde in quello stesso tempo, che il sultano volle far erigere in Adrianopoli una sontuosa moschea ; ma il muftì gli pose soli' occhio, non potersi dar mano a questo progetto se non impiegandovi a fabbricarla spoglie conquistale ai popoli soggiogati, perché tal comando imponeva la legge musulmana. Fu allora che Seiimo si persuase piucchè mai della convenienza e della necessità della conquista di Cipro, colle cui spoglie fabbricare la divisala moschea. In somma, e per ambizione di conquista e per sentimento di religione, Seiimo voleva mettersi in guerra coi veneziani e tentarne l’impresa. Voleva per altro il pieno assenso del suo consiglio, il quale sino allora erasi mostrato fluttuante ed incerto nelle risoluzioni. In tale stalo di cose il senato intanto decretò, che si accrescessero le fortificazioni di quel regno, della Dalmazia e dell’ importante isola di Candia, perché non credeva punto alle esteriori dichiarazioni diplomatiche di quel ministero : più che ad altro credeva ai moltiplici indizi del mal talento e della sospetta fede di lui ; lo che veniva continuamente vie meglio assicurato dalle relazioni del bailo residente in Costantinopoli.