anno 1606. 359 del sacro culto , era giunto ad essi da Roma il comando del loro generale a nome del papa, circa il modo di regolarsi tostochè fosse trascorso il termine dell’ ultimo monitorio ; di dover, cioè, nella loro chiesa sospendere affatto la celebrazione dei divini uffizi. Al che rispose il doge, che * s’ eglino si rifiutavano dall’obbedire » agli ordini del senato, potevano venire ad altra risoluzione da » loro stessi ; avvertendo però, che se scegliessero il partire di » qua, non vi sarebbero mai più ritornati ; e che volendo pur » partire, non azzardassero di appropriarsi la minima cosa della » chiesa o del convento. » Soggiunsero quelli, che non rimanendo qui, lusingavansi di poter trovare altrove ricetto. E da sapersi, che di tutte le molestie sofferte in questa circostanza dalla repubblica veneziana, erano riputati primarii istigatori i gesuiti, dicendosi, che avessero stimolato il vescovo di Ge-race, nunzio apostolico di allora, a far abolire quelle leggi, le quali, tuttoché antiche e non contradette giammai nè dai nunzi pontificii residenti in Venezia, nè dai sommi pontefici, da cui anzi la repubblica nostra aveva ottenuto su tale argomento molte larghezze non concesse ad altri domini: ; recavano grave ostacolo alle particolari lor mire. Nè di cotesti loro maneggi erano sfuggile dall’ occhio perspicace del governo le traccie non equivoche: perciò il senato decretò in quel medesimo giorno, che nell’ indomani il vicario patriarcale, con due economi eletti dal capitolo e con un secretarlo de Pregadi, s’ abbia a recare al convento di quelli ed intimar loro, che, avendo essi dichiarato di non poter obbedire agli ordini pubblici, se ne partano immediatamente dalla città e dallo stato, nè mai più azzardino di rientrarvi ; neppure di passarvi ; non coll’ abito loro, non travestiti ; consegnino a lui tutte le robe della chiesa e del convento, le quali, prese ad inventario, saranno custodite dagli economi a ciò destinati. Simili disposizioni verso i gesuiti furono intimale a tulli i rettori delle varie città dello stato, acciocché altrettanto si faccia dai vescovi e dai vicarii delle rispettive diocesi.