anno 1571. 4S7 comportava la debolezza delle mie forze, a sviluppare c far palese colesto suo spirito di religione: chi sa, che taluno meglio esperto di me valga a darcene ancor più solenni e più luminose dimostrazioni. Si riassuma intanto l’interrotto (ilo della storia. CAPO XXXVIII. Nuove imprese militari dei veneziani contro i turchi. Dopo lante dimostrazioni di gioja per 1’ evento felice di cosi solenne vittoria, prese cura il senato di approfittarne il più che fosse stato possibile. Spedì perciò nuovi uffìziali all’ armata, in luogo di quelli eh’ erano rimasti morti nel combattimento. Scrisse lettere umanissime al supremo comandante Sebastiano Venier, perchè facesse nota ad ognuno dell’ armata la pubblica riconoscenza, e perchè non trascurasse l’opportunità di rendere fruttuosa la vittoria coll’ adoperarsi a distruggere affatto le forze ottomane sul mare, perseguitando in ogni porto gli avanzi della sua flotta, acciocché fossero facilitale alle armi cristiane le militari operazioni nella futura campagna. G così la pensavano per verità gli stessi generali. Ma poiché non si videro più in alcun luogo vestigia dell’ armata dei turchi, risolsero, dopo inutili ed inconcludenti consultazioni, di ricondurre la flotta a Corfù, per colà separarsi, coll’ intenzione di ricongiungersi passato che fosse l’inverno. Don Giovanni colle galere del re di Spagna si diresse a Messina ; il Colonna con quelle del papa prese la via di Napoli, d’ onde recossi a Roma; il Venier con quelle della repubblica si trattenne a Corfù. I veneziani, rimasti soli a Corfù, non vollero passare quei mesi nell’ ozio. La loro flotta venne intanto accresciuta dalle forze di Filippo Bragadin provveditore del golfo, il quale colà raggiunsela con sei galeazze e dieci galere sottili, che non erano intervenute nella battaglia. Questo aumento di legni rinvigorì il