ANNO 1009. 409 commemorai, passò il resto della sua vita sino all’ anno 1625. Di un tanto uomo dovrò dire molte altre cose, allorché io sia giunto colla mia storia a quell’ epoca. CAPO IV. Controversia con Roma circa la sovranità della repubblica sulla città di Cencda. I disgusti dei veneziani con la corte romana non erano del tutto estinti per anco : ne rimanevano sempre nuovi germogli nella scambievole vigilanza a mantenere inviolabile persino l’ ombra delle particolari giurisdizioni. Dobbiamo infatti ricordarci, che nelle istruzioni secrete comunicale da quella corte al nuovo suo rappresentante in Venezia, era contemplata in apposito articolo la pretensione sulla città di Ceneda « posta nel centro del » dominio veneto e soggetta immediatamente alla Sede apostolica » cosi nel temporale come nello spirituale (1). » Aveva incomincialo questa controversia, siccome altrove ho notalo, sotto il papa Clemente Vili nell’ anno 1595, ed era stala per allora lasciata in sospeso, per essere dipoi amichevolmente finita. Essa ritornò in campo nel 1611 con più calore di prima. È duopo narrare il fallo dalla sua origine. E da sapersi adunque, che nel 1488 il vescovo di Ceneda Nicolò Trevisan, tuttoché la repubblica di Venezia avesse assicurato e con le armi e coi trattali il suo diritto di sovranità sul territorio cenedese, annullò gli antichi statuti di Ceneda e ne prescrisse di nuovi, sperando di poterla così ridurre alla sua soggezione. Contro questa novità si levò il popolo e ricorse tosto al senato. Ne prese parte il consiglio dei dieci, e per le sagge sue misure ritornò ben presto in Ceneda la primiera tranquillità. {i) Sono parole dell’Istruzione data al nunzio; ved. nella pag. 382 vol. ix. 52