LIBRO XXXIII, CAP. XXX. Dalmazia. Egli aveva seco olire a quindici mila cavalli, e ne aspellava ancora poderoso rinforzo dal belgerbeì della Grecia. Pareva, che lo scopo di questi movimenti fosse per tentare contemporaneamente qualche nuova impresa nel golfo. CAPO XXX. Sforzi dei presidii veneziani. Pcrdevasi il tempo in aspettare la stabilita unione delle flotte confederate, nel mentre che i turchi danneggiavano le isole e ne desolavano gli abitatori. Annojato di questo nocevole ozio il generale Vehier, partitosi con le galere, che trovavansi allora a Cor-fù, passò alla marina albanese, per soccorrere il castello di Sipotò. Comodamente ne sbarcò il presidio, poi si condusse nel golfo della Vallona, col progetto di assalire Durazzo, la cui debolezza offeriva la speranza di poterne ottenere facilmente l’acquisto. Distribuì 1’ armala in tre squadre per dare l’assalto alla piazza iu tre differenti punti : il provveditor generale ne comandava una, i due provveditori Quirini e Canal comandavano le altre. Ma conosciutane, dopo vavii tentativi, l’inutilità ; perciocché trovarono la citlà meglio difesa e più forte di quello che s’erano immaginali ; dovettero desistere dal progetto e ritornarsene a Corfù. Meglio fu abbracciato il pensiero di accogliere all’obbedienza veneziana i popoli dell’ Albania, che spontaneamente le si offerivano. Ma neppur questo riuscì di vantaggio agli affari della repubblica; imperciocché, ollenuli appena quei luoghi, furonle ritolti dalle armale ottomane, che vi s’inoltravano e che vi menavano orrendi guasti. E infalli le isole di Zanle e di Cefalonia erano siate ridotte ad uno stato, potrebbe dirsi, di totale distruzione. Del che fallo consapevole il generale Venier, ed avvisato che la flotta turca veniva sempre più innanzi, salpò da Corfù e si ridusse a Reggio, d’ onde a Messina : le sue forze navali consistevano in