232 1 oile. Con tutto che il porta per essersi sciolto dalle leggi dell’ unità del luogo, abbia mostrato di seguire la scuola dei Romantici, pure la sua azione ha il difetto rimproverato sovente a’Classici d’ una soverchia semplicità: gli attori assai parlano e poco operano, a riserva di Nicolò, persona invero di poche parole e più neri fatti, che si lascia così sopraffare da tutti fino a sostener le rampogne della garrula Bice, la damigella della duchessa, il cui solo ufficio, ufficio invero, per altro non dire, assai poco tragico, è quello d’ unire in secreto e notturno colloquio i due amanti. Tutta l’azione si riduce adunque a quell’ amoroso abboccamento, alla scoperta, all’arresto, alla sentenza e al supplizio d’ Ugo, nel che si vede che sono ripetute le varie situazioni del Filippo, come nel vaneggiamento di Parisina, e nei canti funerali dell’atto quinto, quelle a un di presso son riprodotte dell’ Anna Bolena, e della Lucrezia Borgia di Vittor Hugo. Sempre nè meno non è data, o almeno sempre non si vede chiara la ragione della venuta dei personaggi, e delle passioni onde eglino sono mossi, ond’ uno si domanderebbe per esempio perchè capiti nell'’ atto secondo nel giardino il marito, e capita anche sì tardi I come Ugo venga arrestato e compaia poi nell’ atto quarto quasi a metter pace colla sua presenza fra’ due coniugi irati;