10 LIBRO XXXIII, CAPO III. presero fuoco le munizioni da guerra, che si conservavano nel-1’ arsenale. Un orribile scoppio spaventò tutta Venezia. Le fiamme si appiccarono con indicibile violenza. E lo scoppio c le fiamme distrussero due delle torricelle, che pochi anni prima erano stale costruite; 1’ arsenale tulto ne sofferse grande rovina: cadde rovesciata la muraglia a tramontana per mezzo Muran, la quale corrisponde alla odierna detta della Merlalina : rumarono la chiesa e il convento delle monache della Celeslia, e ne provarono danni gravissimi, oltre la chiesa della santissima Trinità, delta dal volgo santa Temila, anche i non lontani conventi di san Francesco della Vigna, di santa Giuslina, e persino quello de’santi Giovanni Paolo, benché più degli altri distante. « Erano i muri, scrive il Paruta (1), » con grandissime fissurc aperti, li marmi spezzati, li tetti scoper-» li, le finestre et le porte di legno strappate fuori dalli cardini, » et in molte parti divise; et generalmente quasi per ogni parie » della città s’ havevan sentite crollare sì gravemente le case, che » fu comune giudicio, che se un tale accidente fosse poco prima » successo, mentre non erano ancora fornite alcune piccole torri » nelle ¡solette vicine, nelle quali pochi giorni avanti s’ haveva » portato la maggior parte della polvere della munilione, quella » nobilissima città, piena di tanti et così belli edificii, come con-» quassala dal terremoto, conveniva provare una grande ruina. » Tuttavolla il danno fu assai minore di quello che avrebbe potuto diventare: non vi perirono che poche persone, e quattro sole galere vi rimasero infrante dal peso dei vólti che caddero per quell’orrida scossa. Questo avvenimento diede occasione a un decreto, per cui proibivasi in avvenire di conservare munizioni da fuoco entro i recinti dell’ arsenale. (i) Hist. della S“er. di Cipro, lib. I.