anno 1608. 393 dotti, tanto più rimaneva esposto all’ invidia degli emoli, i quali di fierissime persecuzioni lo fecero bersaglio ; massime per l’avvicinamento e il carteggio suo con letterati di altre religioni e per lo più d’ oltre monti. Queste loro persecuzioni trovarono facile accesso nelle menti di chi biasimava il contegno della repubblica guidata dai consigli di lui : ed ecco perciò biasimate da costoro altresì le sue opere, condannali i suoi scritti, insidiala la sua vita. Del resto i sentimenti suoi, che di continuo spiccano in tutte le sue consulte sulle materie, che il senato gli affidava da esaminare, erano questi: « Che per coscienza, del pari che per neces-» sita e ragione di buon governo, doveano i fedeli e specialmente » i principi vegliare al mantenimento ed alla conservazione della » religione; —-Che per quest'oggetto erano siati eglino costituiti » da Dio quai luogotenenli suoi negli stati, ed aveva loro confe-» rito tale grandezza, creandoli ad un tempo stesso conservatori, » protettori, difensori e sostenitori di santa Chiesa, al qual carico, » il più onorevole per essi, non avrebbero soddisfatto giammai, » se non vegliando con particolare e continuata cura sulle cose » della religione ; — Che, avendoci posti Iddio per sua grazia sin-» golare nella chiesa apostolica e romana, santa e buona, dovevasi » riputar ciò come un divino favore, e renderne continui ringra-» ziamenti, e che infortunio più grave non poteva dall’ ira sua ve-» nire, quanto 1’ allontanarsene ; — Che se vi si trovavano degli » abusi, questa non era colpa della divina religione, ma di chi ne » abusava; e che quand’anche ciò fosse vero e non si potesse ne-» gare, non per questo doveva alcuno crollare nella propria cre-» denza, nè il principe lasciar parlare di mutazione od altera-» zione. » E che tali fossero i sentimenti del &arpi, ancor più chiaramente lo si raccoglie da ciò, eli’ egli scriveva in una sua lettera latina al Gillot, il dì 15 settembre 1609. « Apostolicae se-» dis primatum, imo et principatum, nemo gnarus antiquitatis » negavit. Hic, quem modo affeclant, non est primalus, sed tolatus, vol. ix. 50