ISO LIBRO XXXHI, CAPO XXXVII. ciò, potè loro riuscire di essere «ocellati di bel nuovo per un quinquennio, per decreto del di 11 luglio dello slesso anno 1573: per altro con molle clausole ed obbligazioni * per freno delle » usure e furfanterie degli ebrei di quel tempo ; » dice il Gallicciolli (1). E sedici anni dopo, cioè nel 1589, fu rinnovata loro la condotta, negli articoli della quale fu stabilito, che durante la stessa non sarebbero licenziali dallo stalo, e che nessun ebreo possa entrare a formar parie della loro Università, se non approvato da essa e dal magistrato de’cinque savii sopra la mercanzia. L’Universilà degli ebrei era composta di ebrei provenienti da Ire diverse parti del mondo : di ebrei tedeschi, di ebrei levantini e di ebrei ponentini. A peso di essa erano tulle le tasse verso il governo, tutte le somme occorrenti pei cinque banchi dei pegni, e tulle le spese necessarie all’ intiera massa della loro gente, particolarmente per lo sostentamento dei poveri e dei pellegrini mendicanti. Ognuno era obbligato, colle dovute proporzioni, a contribuire a tutto questo non lieve dispendio. Molli dei principali e più ricchi comportavano di mal animo siffatte gravezze, e molli altresì per sottrarsene si allontanarono da Venezia ed andarono a fissare altrove il loro soggiorno. Perciò il peso ingente di tante spese, che non potevano punto scemare collo scemare del numero delle persone, rimaneva addossato ai pochi, che vi erano rimasti; sicché le forze della loro Università s’indebolirono di assai. Gli ebrei nel 1591 fecero istanze al senato, per ottenerne un sollievo: e l’ottennero. I cinque banchi infatti furono ridotli a tre soli : e fu decretato, che all’ Università degli ebrei di Venezia avessero a contribuire tulli gli altri ebrei dello sialo, a tenore delle imposizioni messevi dai tansatori, i quali venivano nominali ed eletti per maggioranza di suffragi dagli ebrei stessi, e che le condotte degli ebrei dello stalo non siano mai di maggiore durala della condotta degli ebrei dell’ Università di Venezia, ma bensì questa sia norma (0 I.uog. cit., pag. 3«G.