12 LIBRO XLI, CAPO II. non fece alcun conto dei clamori di questi e rimise 1’ affare ai commissari. Non così la pensò il pascià della Bosnia ; quello stesso Mehemet, eh’ era stato eletto a trattare 1’ argomento in qualità di commissario. Egli sedotto dalle istanze e fors’ anche dal denaro dei bosniesi, venne con truppe sulle frontiere venete ed intimò ai rettori, che vi presiedevano da parte della repubblica, a contentarsi del territorio di quelle piazze, in cui nel tempo della guerra avevano tenuto guarnigione veneziana. Nè questi cedettero all’ intimazione : perciò avvennero alcuni fatti d’ arme, nei quali i turchi ebbero la peggio. Ne temè allora Mehemet le conseguenze per parte del suo governo, ed affrettossi a prevenirle col proporre una sospensione di armi, finché dalla Porta gli fossero giunti gli ordini opportuni. La cosa giunse all’ orecchio del sultano, il quale, desideroso di metter fine a questa vertenza, mandò sopra luogo un uffiziale del serraglio, suo intimo confidente, incaricandolo di esaminare chi avesse torto o ragione. Costui era nato nella Bosnia, perciò nel suo giudizio fu favorevole ai suoi connazionali, e colla relazione che ne fece irritò a grave sdegno 1’ animo del sultano. Ma il gran visir, che per un incidente così leggero non voleva rompere la pace conchiusa, propose all’ ambasciatore Molin un componimento alle differenze col far uscire dal territorio contrastato i morlacchi, finché i commissari avessero decisa intieramente la questione ed avessero stabiliti gli scambievoli confini. Piacque al Molin l’espediente, e ne scrisse tosto al senato, il quale tosto lo adottò e gli diede le relative facoltà per porlo in esecuzione. Sostituì al Barbaro nell’ ufficio di commissario il cavaliere e procuratore di san Marco Giambattista Nani, e gli conferì amplissimi poteri. Anche per parte dei turchi ne fu cangiato il commissario, perchè, essendo morto Mehemet pascià, il gran visir gli sostituì Mahamud pascià caimacàn di Costantinopoli. Ma anche costui era nativo della Bosnia, e sebbene fosse uomo disinteressato di carattere dolce e ragionevole, ed avesse anche qualche merito di letteratura, v’ era tuttavia a temere dell’ influenza e delle impressioni dello spirilo nazionale.