anso 171'). 155 l’armamento che vi si andava di lutla fretta allestendo. Le piazze, che riputaronsi di maggiore importanza e di cui perciò fu deliberata la difesa, furono Napoli di Romania, Corinto, Malvasia, Modone, Castel di Morea, la Maina, Chielefà e Zernala. 11 senato confidò al Dollin la carica di capitan generale, e pose sotto gli ordini di lui ventidue navi, due galeazze, alquante galere e parecchi altri legni di minor bordo. Accresciute cosi le forze navali, il nuovo comandante rinforzò le guarnigioni delle piazze, e poscia entrò colla sua flotta nel porto di Climino, per potere di colà trovarsi pronto ad accorrere ovunque il bisogno lo avesse chiamato. Intanto il capitan pascià Janun-Cogià si presentò, il di 5 giugno, dinanzi all’ isola di Tine, e sbarcate senza contrasto le milizie, si avviò con esse al castello : intimò al castellano Bernardo Balbi di rendersi prontamente, gli offerì anche una capitolazione onorevole. Era il castello fortissimo per la sua situazione, sopra una rupe scoscesa, in vicinanza alla spiaggia del mare, da quella parte appunto ove i venti sogliono soffiare più impetuosi. La guarnigione v’ era abbondante, rinforzata altresì dagli abitanti dell’ isola propensi ed anzi desiderosi d’impegnarsi alla difesa. Tuttavia il Balbi, uomo timido ed inesperto, persuaso di non poter difendere quella rocca, vilmente capitolò alla prima intimazione, clic glie ne fece il pascià. Ottenne l’imbarco con tutto il presidio sopra una tartana francese ed avviossi a Napoli di Romania. Lui partito, i turchi smantellarono quella fortezza. Ma lostochè giunse a Venezia la notizia della viltà del Balbi, decretò il senato, che fosse tradotto in patria e che s’istituisse contro di lui rigorosa inquisizione, per la quale convinto di viltà, fu condannato a perpetuo carcere. In cotal guisa una piazza, eli’ era stata in ogni tempo risguardata come una spina pungente nel seno dell’ impero ottomano, e che riputavasi inespugnabile, fu perduta dalla repubblica e divenne funesto presagio di successive perdite ancor più gravi. Per quante istanze facessero i veneziani per mezzo dei loro ambasciatori presso tutte le corti cristiane, non altro ottennero clic