anno 1675. 23 od almeno avesse letto più accuratamente le surriferite parole dello storico Michele Foscarini, e quelle del trattato Del governo veneto, eh* egli attribuì al cavaliere Soranzo, morto dieci anni avanti questi fatti; sarebbesi convinto da per sè stesso della fallacia del suo giudizio. Ma — « tal è il racconto, soggiunge egli, di molti storici : » tranne per altro Michele Foscarini, le cui parole, da me recate di sopra, egli con una sfacciataggine di nuovo conio falsificò e stravolse per ridurlo in armonia co’ suoi deliramenli. E chi sono eglino poi questi molli storici? Nessuno: ed egli stesso non ebbe coraggio di citarne alcuno. Quanto, finalmente, al trattalo Del governo veneto, ove il Darò dichiara di aver « trovalo maggior copia che altrove di particolarità » su questa elezione ; » è duopo dire, o eli’ egli non 1’ ha mai letto, o che la sua impertinenza eccede ogni limite. Odasi invece come in quel trattato siano espresse; appunto con maggior copia di particolarità; le ragioni perchè il Sagredo fosse odiato cotanto ; e le parole di questo scrittore, eh’ era in que’giorni stessi in Venezia, varranno eziandio a dimostrare con quale abuso il Darù sia solito falsificare i testi manoscritti, nella sicurezza che non è a tutti sì facile il verificarli. « Nasceva quest’ odio popolare, leggesi nel citato manoscritto, » dall’ essersi egli dimostrato poco diligente a pagar li suoi debiti » per mercedi e manifatture, qualità reputata peccaminosa dalla » plebe, come per verità non è condizione di merito. Il popolo però » non sarebbe passalo lant’ oltre se non avesse avuto fomento da » alcuni de’ grandi, non già per la colpa già detta, che non è cre-» duta colpa dalla nobiltà, ma per non condecorare messer Pietro » suo figliuolo, il quale essendo Savio di Terra ferma, fu condannalo » dal Consiglio dei Dieci per venale ; per non vedere esenti dalle » leggi Pompe la figlia, maritata così inconsultamente a solo oggetto » di risparmiare la dole, in un nobile di nuova aggregazione di casa » Berlendis, stimato anco ira quelli di tal qualità d’infima condizio-» ne, e 1’ essere figlia di doge le dava tal esenzione. Da questi acci-» denti si formò un oggetto amarissimo nella mente di molli nobili,