48 LIBRO XLt, CAPO XIII. Di qua passarono i veneziani alla conquista di Modone, la quale il di 7 luglio dopo sette giorni di assedio e di bombardamento si rese. Lo stesso avvenne poco dopo anche di Argo. Imperciocché sì grandi prosperità avevano resi vieppiù animosi li capitani sino a deliberare l’impresa di Napoli di Romania, eh’ è la capitale della Mo-rea. Questa città era fortificata da triplice muraglia ed era difesa da abbondante guarnigione, che Mustafà pascià comandava in persona. Il quale, allorché vide avvicinarsi la flotta veneziana, mandò frettolosamente due e tic corrieri, l’uno dopo l’altro, a comandare al sera-schér della provincia di raccogliere tutte le sue genti e di accorrere tosto tosto a soccorrerlo. Intanto il conte di Konigsmarck aveva occupato i suoi posti all’ intorno della città. Alla fine il seraschér comparve con le sue genti nella pianura di Argo : ma il Morosini, con maravigliosa sollecitudine, fece sbarcare una porzione delle sue ciurme, e con queste assalì coraggiosamente 1’ armata del seraschér. A rendere più efficace 1’ assalto, fece piantare contro il campo di lui una batteria di cannoni, il fuoco dei quali terminò di porre in disordine quelle genti. 11 seraschér fuggì, abbandonando munizioni, tende, cannoni : allora fu, che la città di Argo, vedendosi da tutte le parti senza difesa, si rese, aprendo spontanea le porle ai vittoriosi veneziani. L’ assedio di Napoli di Romania era già incominciato : gli attacchi vigorosamente continuati erano sostenuti valorosamente dalla guarnigione, che si dava coraggio per la speranza, clic il seraschér avesse a fare un nuovo sforzo in assistenza ed a difesa della piazza. Ed effettivamente egli unì Iruppe fresche, c comparve colla nuova sua armata a poca distanza dalle linee di assedio. Il conte di Konigsmarck attendeva il nemico a piè fermo nelle sue linee, di cui conosceva la forza ed il coraggio: ed infatti il seraschér attaccò in un lato le trin-cierc veneziane; ma fu rispinto. Anzi questo attacco sollevò a tumultuoso combattimento tutto il campo, sicché i turchi furono battuti, messi in fuga ed inseguiti; e nella fuga perdettero più gente ancora, che non ne avessero perduto nel fervore della mischia. Spenta quindi ogni speranza di assistenza al di fuori, Mustafà pascià domandò