408 LIBRO XLIII, CAPO XV. era sialo argomento «li contesa tra la casa «l’Austria c la repubblica «li Venezia: e fu bensi l’imperatrice Maria Teresa, che se ne adoperò, non per togliere l’abuso esageralo dal Darù, circa l’elezione del patriarca; ma ben altri abusi, come si potrà conoscere dalla veridica narrazione, a cui (osto mi accingo, ed in cui mi sarà guida il Morelli, nel suo Saggio storico della contea di Gorizia (1). Dappoiché la guerra della lega di Cambray aveva privato i veneziani di alcuni luoghi del Friuli, sui quali i patriarchi di Aqui-Icja stendevano la loro giurisdizione diocesana, una gran parie di «jucl territorio, forse il più bisognoso di spirituale assistenza, rimase «la loro poco meno che abbandonalo, sicché ben presto vi s’ introdussero disordini gravissimi. A questi in sulla metà del secolo XVI volendo porre rimeilio I’ arciduca Carlo, fece istanze al pontefice Pio V perchè un visitatore apostolico, indipendentemente dal patriarca di Aquileja, venisse a visitare le contee di Gorizia e «li Gradisca, c provvedesse a tutti gli spirituali bisogni sì del clero clic «lei popolo. E si noli, clic in Gorizia non per anco esisteva alcuna chiesa parrocchiale. Accolse la domanda Pio V, enei 1570 deputò a quell’ uffizio llarlolomeo di Porcia, aliale di Moggio, il quale persino con multe pccuniarie si adoperò ad estirparvi gli abusi ed a ristabilirvi l’ecclesiastica disciplina. Fu allora, che, per rimediare all’ impotenza dei patriarchi, questo vicario apostolico stabili in Gorizia una parrocchia ed un arcidiaconato perpetuo, munito di ampia giurisdizione, acciocché vegliasse sulla condotta spirituale del gregge, ed awiocchè il popolo in ogni sua urgenza non fosse co-slretlo a ricorrere alla curia patriarcale. Vi acconsenti il patriarca di allora Daniele Barbaro, in cui nome amministrava la diocesi il suo coadiutore Alvise Giustiniani, clic gli fu dipoi successore. »Ma non andò guari, che il nuovo arcidiacono Gerolamo Catta non soverchiasse i limiti della conferitagli potestà, e non si arrogasse («) Goriiu 1772. Più eileumcnle lio narralo «neh’ io quelli filli nell» tuia »lori» Jclla chicsj di Goriiij. pag. 564 e S,S- ^ voi. Vili dille Chiese d' Italia.