54 Licito XLI, CAPO XV. comparvero subilo sotto Lepanto, donde i turchi similmente fuggirono. Cosi, nello spazio di poche ore, caddero in potere della repubblica quattro importantissime piazze, capaci di sostenere gl’ insulti di molti mesi ; così le insegne cristiane, che avevano sventolato un tempo su quelle mura, vi furono ristabilite; così in Patrasso il tempio intitolalo una volta all’apostolo sanl’Andrea, e ridotto poscia ad immonda moschea, fu restituito all’ antica venerazione, dov’egli appunto aveva sostenuto il martirio. Colla conquista di queste piazze guadagnò la repubblica cento e sessanta grossi cannoni, per la maggior parte di bronzo, c ricchi magazzini di munizioni e di viveri. Tra le molte bandiere, che in questa occasione vi perdettero i turchi, è da commemorarsi lo stendardo a tre code, appartenente al supremo comandante dell’ esercito ottomano. Distribuì quindi il capitano generale le cariche a chi dovesse custodire e governare le piazze conquistate. A Lepanto laseiò provveditore straordinario Taddeo Gradenigo; ordinario, Giuseppe Maria Ameli Lupi. A Patrasso Gerolamo Priuli, e castellano Giovanni Gironi. Nel castello di Rumelia Luigi Sagredo ; ed in quello di Morea, Marco Barbarigo e castellano Gerolamo Tiepolo. Una felucca venne con tutta sollecitudine a Venezia por portare al senato 1’ annunzio di tanti eventi gloriosi e prosperi : nè puossi esprimere la letizia, con cui fu udito. Giunse questo a Venezia nel momento, che stava radunato il gran Consiglio, ove furono lette pubblicamente le lettere, che lo recavano. Fu interrotta l’elezione dei magistrati, di cui occupava» quell’augusto consesso, e subito il doge con la signoria e con tutta la nobiltà calò nella basilica di san Marco a renderne solenni grazie al Signore. Decretò quindi il senato, il di li agosto di quell' anno, che nelle sale del Consiglio de'dieci si ponesse un monumento in bronzo in onore del valoroso capitano Francesco Morosini e che lo stendardo tolto ai turchi vi si conservasse d’appresso. Perciò il doge nel dì medesimo gl’inviò lettera onorifica, in cui particolarmente notavansi queste parole: « Ben vi sono dovute » I’ espressioni più decorose con le quali suole riconoscer la Patria