AIVHO 1070. 11 » il rigore dell’ inquisitione valsero a confonder le leggi, o a pro-» durre alcuno di quelli accidenti, die lasciarono nell’ altre republi-» che funeste memorie. » CAPO II. Regolamento dei confini della Dalmazia. A compimento del trattato di pace conchiuso tra la repubblica e la sublime Porta restava, che si regolassero i confini veneziani e turchi nella Dalmazia. Durante la guerra, i comandanti veneziani vi avevano distrutto una quantità di piccoli castelli tolti ai turchi ; ed i popoli, aizzali gli uni contro gli altri, ne avevano devastato la frontiera per guisa, che non era si facile il distinguerne il possedimento rispettivo. Gli abitanti di quei luoghi avevano ricevuto ordine da Venezia e da Costantinopoli di astenersi da ogni ulteriore ostilità ; ma 1’ articolo del trattato circa i confini era espresso in modo sì ambiguo, che non sapevano come regolarvisi. Vi si diceva, che i veneziani conservassero tultociò che avessero occupato sino alla conclusione della pace. Perciò i morlacchi volevano far servire questa formola per dilatare i loro diritti sopra tutto il terreno abbandonato, dove le truppe veneziane erano entrate ; ed i turchi, per lo contrario, sull’ appoggio dello stesso trattalo, pretendevano, che i veneziani non potessero ritenersi un territorio, su cui non avevano fallo che scorrerie. Per togliere queste discrepanze furono eletti dall’ una parte e dall’altra commissari, che se ne occupassero di proposito: la repubblica nominò Antonio Barbaro, provveditore generale di Dalmazia, c la Porta elesse Mehemet pascià della Bosnia : nè vi volle che l’arrivo di questi commissari per far desistere i morlacchi dalle ostilità. Della quale insistenza portarono quelli di Bosnia gravi querele alla corte di Costantinopoli : ma il gran visir, che amava la pace,