ALL’ALBERGO DI CETTIGNE 77 lettale della provincia nella quale hanno passato maggior tempo in Italia. Ce n’è uno, tra gli altri, un maggiore, il quale parla l’italiano tale e quale come certi signori dell' aristocrazia piemontese che si riconoscono subito alla distanza di un miglio. Che bei soldati! Che santi e generosi entusiasmi accendono i nobili cuori di questi valorosi figli di una razza giovane e forte: di que- sti begli ufficiali che dopo la battaglia di Adua volevano partire per l’Africa per andare a com- battere a fianco dei nostri soldati! Alla sera, l’arrivo dei signori Foschini, Ta- moni e Romanini, i tre professionisti a spasso di Ravenna, e del signor Trevisan di Vicenza dà una certa animazione alla nostra table d’hóte. Il vicentino, ormai sicuro di non essere stato preceduto da altri, dà libero sfogo al suo en- tusiasmo... e alla sua loquela. Seggono a tavola con noi parecchi funzionari, alcuni signori serbi venuti da Cattaro e fra gli altri uno di quei bravi ufficiali, un bello e forte giovane che ram- menta con orgoglio e con le lacrime agli occhi di avere avuto tra i suoi istruttori in Italia il compianto Galliano. Il giorno prima erano perve- nuti al Principe di Napoli e al Principe Nicola dei telegrammi di congratulazione del Sindaco di Domodossola, ne’ quali era ricordata l’amicizia che aveva stretto il bravo soldato piemontese con