LIBRO XLI. Dalla fine della, guerra di Candia sino alla pace di Carlowitz. CAPO I. È accusato il Morosità d’infedeltà nel conchiudere la pace coi turchi. Era finita la penosissima guerra di Candia ; ma il prode capitano generale Francesco Morosini, che ne aveva maneggialo cosi destramente la conclusione, non ne aveva finito i travagli. La fama onorevole, che in quel difficile affare lo aveva esaltato cotanto nella pubblica estimazione, avevagli formato altresì molti e poderosi avversarli. Egli, poco prima che terminasse quell’ impresa, era stato innalzato alla dignità di procuratore di san Marco, in ricompensa de’ tanti meriti suoi, acquistatisi colla fedeltà dei servigi in questa guerra prestati alla patria. La quale promozione aveva sino dal suo principio eccitato l’invidia di qualche suo malevolo : la ingrandì poi senza limile, allorché s’ ebbe notizia della capitolazione di Candia, sino ad indurre un patrizio a declamarne con diffamatici esagerazioni in apposita arringa pronunziata nel maggior Consiglio, ingegnandosi a dimostrare mal a proposito offerto sì stimabile premio ad un capitano generale, che senza le dovute facoltà aveva concesso ai nemici la più importante colonia della repubblica. Lo zelante censore del Morosini, che nel progresso della sua arringa se ne fece feroce accusatore, fu Antonio Correr. Egli diceva quella pace, pace mostruosa, conchiusa senza autorità, sentita con amarezza; pace