1 I 2 LIBRO XLI, CAPO XXXVII. generale nella Bosnia e nella Servia, ove i nostri saccheggiarono e devastarono ogni luogo ; vi trassero grosse contribuzioni e vi raccolsero immenso bottino. Svergognato per questi danni sofferti il sera-scher, che vi comandava, e punto di rabbia, progettò il modo di vendicarsene. Unì quindici mila uomini, col disegno di sforzare il castello di Sing, posto avanzato, che in mano dei veneziani riuscivagli incomodo, perchè serviva a facilitare le scorrerie di questi sul territorio ottomano. Ma le precedenti sconfitte, che avevano sofferto i turchi, e la notizia dei vantaggi, che la (lotta veneziana otteneva di fresco sul capitan pascià, avevano reso così formidabile presso quegl’ infedeli il nome dei veneziani, e n'erano eglino così spaventati, e tanta n’ era d’altronde la fiducia delle truppe della repubblica, che tre mille veneziani si credettero capaci ad affrontare vantaggiosamente un corpo sì numeroso, ed i turchi al solo annunzio, che questi s’ erano posti in marcia ed andavano ad incontrarli, non vollero più ascoltare comando, né conoscere disciplina militare ; sbandarono tutti quindici mila e si diedero precipitosamente alla fuga. CAPO XXXVII Affari esterni. Ad onta di si frequenti e non lievi vantaggi, che avevano i veneziani sopra la feroce potenza ottomana, le perdite e i danni, che tuttavia ne soffrivano, erano incalcolabili e mostravano loro la necessità di una pace. La conclusione di questa pace dipendeva da avvenimenti di altro genere. La successione al trono di Spagna era allora in tutte le corti d’Europa il primario scopo delle politiche loro speculazioni. Carlo II, re di Spagna, povero di consiglio e debole di salute, faceva e rifaceva il suo testamento, nel mentre che gli altri, luì ancora vivente, si dividevano i suoi dominii con trattati, di cui nessuno fidavasi. Egli non aveva figliuoli, e la sua morte, che sempre più sembrava avvicinarsi, rianimava le speranze dei pretendenti.