18 LIBRO XLI, CAPO V. nemici di lui, vedevano nella stessa audacia delle sue imprese preparati i confini alla sua ambizione. D’ altronde nou avevano essi a temere per le proprie terre, perchè il fuoco era lontano dall’ Italia. La ribellione della Sicilia contro la sovranità della Spagna conside-ravasi con occhio repubblicano, e ripulavasi da loro siccome un nuovo sostegno di libertà. Le discordie e i tumulti delle altre nazioni cooperavano ai vantaggi di Venezia e felicitavano la stabilità della sua pace: imperciocché il commercio delle sue navi era tanto più lucroso quanto meno diviso, e le ricchezze di tre parli del mondo in cinque soli anni di pace avevano compensato in grande parte il dispendio di venticinque anni di guerra. CAPO V. Successioni di dogi. In mezzo a questa prosperità, la repubblica venne a perdere il suo principe, Domenico Contarmi doge. Egli morì nel gennaro del-l’anno 1675; ed ebbe successore, a 12 del susseguente febbraro, Nicolò Sagredo, il quale, dopo di avere sostenuto con molta lode le principali cariche, era stato onorato della dignità di cavaliere c di procuratore di san Marco. Ma non visse lungamente sul seggio ducale: il dì k agosto 1675 fu l’ultimo della sua vita. In lode sua scrisse il contemporaneo storico Michele Foscarini, avere lui lasciato gloriosa memoria di prinipe generoso, prudente e pio. « Praticò, dice » egli, le funtioni tutte del prencipato con somma splendidezza, e » con zelo benefico promosse molte buone leggi a sollievo de’poveri. » Con accurata attentione invigilò a’ vantaggi della Patria nelle in-» terne e nell’ esteriori occorrenze. Fu indefesso nelle ridutioni pu-» bliehe et a i ricorsi privati. Se in quelle la prudenza non lasciò » che desiderar nel consiglio ; in questi ammirabile la benignità del » tratto rendea maggiori nelle concessioni le gratie, e lasciava senza » dolore le negative. Tolerò con esemplar costanza la morte, ''he