anno 1797. 281 » alla sua casa. Presenlo dunque alla Consulla sio progetto, perchè » se la fosse persuasa de ¡nlerponer sla persona, che ga tulla l’ami-» cizia e la relazion più strella col generai Buonaparle, se podcsse » col so mezzo render quel generale più mile c più placido verso » la Repubblica relativamente alle condizion, eh’ e! ghe volesse » imponer, e placarlo specialmente sull’ ultimo fatto del porto del » Lido, che 1’ ha messo nella maggior ardenza, che immaginar se • possa. No vorria, che VV. EE. credesse de volermc mi segna-» tamentc farme un merito in mezzo a tanti soggetti illuminai più » della mia riverente persona, e ghe discsse questo, perchè le do-» vesse abbracciar sio solo progetto tra tanti, che le ne poi aver » Elle. Desidero solamente, che Elle le lo creda derivante da quel » vero amor patrio, che ho sempre dimostra in tante occasion. » A questa meschina proposta non rispose che il solo cavaliere procuratore Antonio Cappello, deridendone la puerilità ; gli altri componenti la Conferenza si posero a parlare invece sul modo di far nota al Maggior Consiglio la condizione lagrimevole della repubblica : ma nulla jìoi conchiudevano. Ma il saggio e zelante cavaliere e procuratore Francesco Pesaro, che ben conosceva l’astuzia dei savi del consiglio, di voler declinare l’ingerenza e il giudizio del senato, e che palesemente vedeva in procinto di essere rovesciata la costituzione lutla della Repubblica, per mezzo delle trattative e dei maneggi dei deputali al Buonaparte ; egli, dolente all’ estremo, dichiarò inutile qualunque progetto, tranne la difesa e la tranquillità della Dominante, ed insistette perciò sulla necessità di fare ogni sforzo per allontanare da essa le ostilità dei francesi, i quali ad ogni costo volevano vendicare il sangue di Laugier. Ai quali suggerimenti faceva eco il cavaliere e procuratore Antonio Cappello, insistendo non doversi allontanare tampoco dalla massima ' di difesajdecretata^già tante volte dal senato. Si lessero quindi le carte del ministro francese, sulla quale lettura i Savj usciti allungarono i loro discorsi con vaghe ed inconcludenti considerazioni ; e tutto per inorpellare di una lodevole VOL. XIII. 3G