292 unno l, capo x. Più di latti ne perorarono con calore la vilissima condiscendenza Daniele Dolfin, Almorò Pisani, Giacomo Grimani, e Francesco Battaja (1). Fu perciò decretato, nella stessa sera 2 maggio, Mandantibus Sapientibtis, 1' arresto del sopracomito Pasqualigo, che supponevasi indicato col nome di grand'Ammiraglio del Lido; ma sopraggiunto in quella sera stessa il nuovo conferente Pietro Dona, fu manifestato il senso di quella domanda, per cui volevasi arrestato il comandante del castello del Lido, eli’ era Domenico Pizzamano. Perciò sull’ istante, un secondo decreto abrogò il primo e sospese l’arresto del Pasqualigo, comandando invece al provveditor alle Lagune c Lidi di chiamar alla procurada il sunnominato Domenico Pizzamano c di trattenerlo cautamente osservato. Sorse quindi grave disputa intorno al magnanimo procuratore Francesco Pesaro. Voleva il Battaja, che fosse arrestalo, sostenendo, essere pericolosa alla repubblica la sua dimora in Vienna, se vi si fosse trasferito ; perciocché di qua il Buonaparte avrebbe potuto trovare pretesto ad accusare di slealtà il governo veneziano. Altri de’savj erano della stessa opinione. Iseppo Priuli, savio alla Scrittura, loro si oppose, e dimostrò ingiusta cosa ed iniqua il proclamare colpevole il Pesaro, senza processo e senza discolpa. Rispondeva il Battaja, doversi tenere per colpevole il Pesaro primieramente perchè, procuratore, era partito in giorno di adunanza del Maggior Consiglio ; secondariamente, perchè, nobile, s’ era imbarcalo senza permissione ; in terzo luogo, perchè, già conferente col ministro di Francia, usciva di Venezia. Queste osservazioni ribatteva il Priuli, mostrando, che la legge, la quale vietava ai nobili 1’ uscita dallo slato, non fu mai applicata a proibire il passaggio alle soggette provincie di oltremare ; ed aggiungeva, che 1’ arrestarlo era lo slesso, che darlo nelle mani del (i) Quali cariche coprissero questi quattro gentiluomini, può vedersi nell’ indic«-lioue già data dei componenti la Conferenza; ved. pag. 278 e seg.