32 LIBRO XLIX, CAPO III. » deliberazioni, che nella varietà degli eventi fossero determinate » opportune (1). » Era in verità troppo debole la misura, perchè un provveditore generale incaricato di tali incumbenze nulla più sarebbesi potuto chiamare che un esploratore generale : né in suo potere era certo 1’ impedire l’invasione di eserciti stranieri o d’intimar loro lo sloggio, entrali che vi fossero, dagli stati della repubblica. I conforti, ch’egli era incaricalo di dare alle provincie, per conservare incolume la tranquillità, non oltrepassavano il confine delle buone parole, della vigilanza a conoscerne i bisogni, della sollecitudine a renderne informato il governo. E intanto agli eserciti, che con le armi in mano avessero inondalo il territorio veneto, nulla aveva egli da contrapporre. A questo incarico fu eletto Nicolò Foscarini, cavaliere e savio del Collegio, uomo venerando, che aveva sostenuto onorevolmente la carica di ambasciatore a Vienna e di bailo a Costantinopoli. Egli fissò il suo soggiorno in Verona per essere meglio a portata di comunicare coi rappresentanti delle provincie minacciate di là del Mincio, e quindi con più facililà tenere informato il senato. Quest’uffizio, anche prima dell'arrivo di lui a Verona, compi-vasi con somma diligenza dal capitano e vice podestà di Bergamo, Alessandro Ottolini, di cui ho recato di sopra le importanti comunicazioni. Nel dispaccio del di 11 maggio ragguagliava il senato della ritirala degli austriaci dalle loro posizioni e dell’ entrata dei francesi in Lodi ; descriveva il terrore delle popolazioni, che fuggiasche continuavano ad emigrare sul territorio veneto. « Confesso » il vero, diceva egli, che assai mi angustiano le nuove di Crema, » per la ritirata de’ tedeschi, e massime perchè in quei contorni in » mancanza d’opportuni foraggi guastò la cavalleria le campagne » ed i seminati. Anche in questa provincia cominciano già a farsi » vedere de’ corpi di truppe austriache, e nel distretto di Romano (i) Decreto del Senato, 12 maggio 1796.