anno 1796. 19 imbarazzali non poco per la necessità di dovere provocarne dal senato una decisiva risposta, mentre il senato era affatto all’oscuro in quell’ argomento, per la frode usatagli di avergliene sempre tenute occulte le comunicazioni e dei residenti presso le corti e degli stessi inquisitori di stato. Intanto il ministro francese in Venezia, il sig. Lallement insisteva con urgenza per una pronta deliberazione. Eglino adunque, senza bilanciarne punto le conseguenze, concertarono la consulta da presentare al senato sull' appoggio dell’ adottato sistema di neutralità e dipingendo la domanda del Direttorio siccome una legge, da cui non fosse lecito allontanarsi ; sicché il senato, condotto noli’errore, decretò l’allontanamento del conte di Lilla dagli stati della Repubblica. Era questo un affare di somma delicatezza, perciò ne fu delegata l’esecuzione agl’ inquisitori di stato. Questi mandarono a Verona il secretano Giuseppe Gradenigo, il cui arrivo per altro, addì 13 aprile, era stato già prevenuto da sollecito avviso del conte d’En-tragues, che aveva potuto penetrare la deliberazione del senato. Si può ben credere con quanto d’indignazione il conte di Lilla ricevesse questa notizia. Fatto è, che, presentatoglisi il Gradenigo, rispose, che la forza può farlo partire, ma che esigeva due condizioni; l’una, che gli fosse spedito il libro d’oro, sul quale sta scritta la famiglia di lui. per poterla cancellare di sua mano; l’altra, che gli fosse rimandata 1’ armatura, che suo avo Enrico IV aveva donata alla repubblica. Partì egli intanto da Verona il dì 20 aprile : prese la strada del Tirolo, nel cui confine entrò l’indomani alle ore 15. Prima di partire da Verona aveva lasciato una procura al sig. di Mordinoff ministro plenipotenziario di Russia per 1' adempimento delle due condizioni da lui espresse all’ atto dell’ intimazione fattagli dalla partenza. La quale procura era espressa cosi :