i 3i panche già della stamperia di AJvisopoli, quando una gentile signora che recavasi all’ufficio del Vaglio con 1’ intenzione di associatisi, o altro, ebbe la curiosità di leggerne una pruova. Questa mattina abbiamo ricevuto il seguente viglietto. Sig. Compilatore del Vaglio garbato. Oh vada altero, si glorii, ch’ha fatto la grande scoperta, e questa scoperta certo le procaccerà la stima, la benemerenza di tutte le numerose, Dio liberi, sue associate. Certo si capisce: l’uomo che fa di noi stima sì grande, di noi fallaci creature, di cui, ben numerate e ponderate le rubriche, non resta una della quale fidarsi, costui ci debb’essere caro, ma caro assai. Le donne! certo ella ha ragione sig. Compilatore, le donne sono infedeli. Degli uomini soli si può far capitale, eglino sono sinceri, a-morosi da senno, fedeli soprattutto cominciando dal pio Enea, che con pietà tanto grande campava nella grotta Didone dalla pioggia, quantunque perchè donna egli avesse sì poco a fidarsene, che anzi la piantò poi sulle arene mentre la infedele gli andava cantando: Opra de’miei sadori Son quest’archi, que’templi, e queste mura; Ma de’sudori miei L’ornamento più grande Enea tu sei.