276 LIBRO L, CAPO VII. Ed inoltre in quella sera un altro decreto intimava al magistrato di Sanità * a disporre d’ ogni mezzo all’ oggetto di far colla » maggior possibile celerità trasportare ne’ pubblici e privati pozzi » latta quella quantità d’ acqua, di cui sono capaci, tratta dalla Se-» viola ( 1 ) o dal Sile, passando dell’ indispensabile intelligenza, in » quanto alle discipline da osservarsi per 1’ accesso a detti luoghi » delle barche a tal uopo inservienti, col provveditor alle lagune c ” lidi : » — al Savio di terra ferma alla Scrittura <• di rilasciare gli » ordini per la pronta raccolta e traduzione alla Dominante di fieno » nella quantità possibilmente maggiore. • — al Magistrato alle biave « il far raccogliere dalli vicini molini tutta la maggior quan-» tità di farine, e far uso di tutti li mezzi occorrenti ad agevolar il * trasporto a Venezia di pietre da macina d’ogni grandezza: » — al Commissario Pagador finalmente, per 1' adempimento di tutte le avvertenze da lui già proposte nelle sue informazioni circa l’appro-vigionamenlo della città e la retta amministrazione e distribuzione delle biade e delle vettovaglie esistenti in città (2). Dall’ esposizione di tutte queste sagge e provide precauzioni sì per la difesa e sì per la sussistenza di Venezia nella dura sopravvenienza del blocco, resta manifestamente dimostrata la puerilità degli stolli vaneggiamenti di quanti vanno ripetendo, ormai da un mezzo secolo e più, che la repubblica veneziana doveva necessariamente cadere, sia che armata fosse oppure disarmata la sua neutralità, perchè ridotta all’estrema decrepitezza, perchè impoverita dall’ e-norme disordinamento della sua interna amministrazione, perchè contaminala dalla depravazione dei costumi, perchè regolata da ignoranti ed imbecilli patrizi. L’ energia del senato in questi estremi frangenti, le sue giudiziose avvertenze a prevenire ogni sorpresa straniera, lo stato di armamento a cui aveva ridotto le lagune ed i lidi, fanno ad evidenza conoscere, che se la perversità o la debolezza o il timore di alcuni del collegio de’ savi non gli avesse tenuti (i) Luogo poro più in là di Fusina, ove a