iSi c sepolto sotto il fido velo de’sopraccigli, col cipiglio piìi del nemico che uccide clic non del giudice che condanna, un altro tende il dito fulminante ed accenna al ministro che si strappino all’indegno signore le insegne: quegli obbedisce, e la gemmata berretta all'altro è già sfuggita per sempre dal capo. In sulla porta già schiusa, e dalla quale si scorge la loggia del ducale palazzo, e il limpido cielo di questa laguna che scena più dolorosa e tremenda infino allora non aveva forse veduta, e che di più misere ancora fu poi testimonio, sta pensieroso e dolente cogli occhi atterrati, e le mani giunte il confessore in abito di cappuccino, in suo cuore forse benedicendo alla santa sua vocazione e alla povertà della romita sua cella, che dalle crude tempeste degl’infidi onori del mondo lo posero in salvo. Stanno di fuori i fratelli della morte, e se ne scorgono in lontananza le insegne funeste^ e il funebre velo che misteriosamente ne asconde i sembianti. A loro è sacro quel capo or s\ pieno d’ira e di vita, e che sarà tra poco immobile e freddo; ed essi ne attendono il fatale deposito. Dov’eglino compaiono, sparisce la vita, e si vedono col terrore d’un ferale presagio. Dall’altra parte del quadro intorno a*principali personaggi s’aggruppano i rimanenti dei Dicci. Tutti sono in atto ed in volto diversi; ma in tutte