282 LIBRO L, CAl’O Vili. apparenza la inonestà del colpo, clic macchinavano per sorprendere la buona fede del Maggior Consiglio. Era legge fondamentale della repubblica non potersi in un medesimo giorno presentare a quel sovrano consesso una proposizione ed anche portarla ai suffragi ; ma vi dovevano correre otto giorni frammezzo ; acciocché il maturo riflesso ne lavorasse sapientemente la giudiziosa deliberazione. Ma nel caso presente volevasi invece impedirne la maturità del consiglio, perchè si voleva, che la suprema assemblea sentenziasse a seconda dei loro progetti. Per riuscirvi nell’ attentato, Zaccaria Valaresso suggerì destramente, sostenuto dagli altri Savj usciti, colleglli suoi, che essendo privilegio del solo doge il proporre e il poter fare ballottare sull'istante qualunque partito, il doge adunque parlasse al Maggior Consiglio, esponesse il quadro delle attuali circostanze, e proponesse le istruzioni da spedire ai deputati, perchè trattassero col Buonaparle, e quindi ne chiedesse sull’ istante la ballottazione. Ma nel mentre queste cose si trattavano, ed era ben inoltrata la notte, giunse al savio di settimana Alessandro Marcello una lettera, speditagli di tutta fretta dal bordo della flottiglia, ch’era a custodia di Fusina dal sopraintendente alla difesa dell’ estuario Tommaso Condulmer, il quale annunziava le operazioni, clic principiavano a fare i francesi sulle paludi contigue alla laguna, costruendovi de’ ramponi e strascinandoli verso Venezia sempre più, e tentando inoltrarvi qualche picchetto di soldati coll’ ajuto di botti galeggianti. Aggingeva poi, che sebbene questi lavori si potessero facilmente distruggere col cannone, pure aspettava gli ordini dei Savj. Di quanta costernazione e spavento nella maggior parte dei radunati riuscisse questa lettera, non è possibile esprimerlo. Più forse di ogni altro ne fu spaventato il doge, il quale, camminando più volte su e giù per la stanza, proferiva sbigottito e quasi sen-z’ avvedersene queste parole : Sla notte no senio sicuri ne anche nel nostro letto. Ed era tanto lo sbigottimento di alcuni, ed in particolare del cavalier Pietro Dona e di Giannantonio Ruzzini, che già