Ì98 LIBRO XLIX, CAPO XXIX. » ottener cavalli, come li ebbe, coi quali per via di Mantova potè » tradursi a Verona, dove, deposto un breve costiluto, continui) poi » il viaggio verso la dominante. » CAPO XXIX. Condiziono degli stati venati e di Venezia stessa. Quanto più funesta rendevasi la condizione della repubblica nelle sue provincie di là del Mincio; tanto più quelle al di qua le si stringevano con sentimenti di fedeltà e con solenni attestazioni di invariabile attaccamento. Ma intanto i perfidi emissarii non cessa-, vano di seminarvi lo spirito della sedizione, particolarmente in Venezia, facendo correre voce di una imminente congiura di sedici rnila cittadini, armati di pugnale contro il corpo sovrano dei componenti il Maggior Consiglio. Perciò tutti vivevano in sospetti e in timori, a cui crescevano il vigore le misure del governo stesso con istraordi-narj appostamenti di truppe in varie situazioni, senza che se ne sapesse il perchè. La perfidia dei francesi ed in principalità del loro generale supremo era sì evidente, che non se ne potevano più occultare le fila, giacché, per le cose fin qui narrate e pei documenti recati egli è certo, che Bergamo e Brescia e Salò e Desenzano e Crema furono rivoluzionate di suo ordine, e che i rivoltosi erano da lui sostenuti e protetti. Stupirono per alto orrore, al loro ritorno dalla deputazione sostenuta presso a Buonaparte, i due benemeriti cittadini Francesco Pesaro e Giambattista Corner ; stupirono al trovare, in dodici sol» giorni di lontananza da Venezia, cangiato sì funestamente. 1’ aspetlo della città, e ne deplorarono nel loro animo divenuta ormai inevitabile la tremenda sciagura, che 1’ aspettava. Parlò in senato, con tutta l’energia del suo patrio zelo, il cavaliere e procuratore Pesaro; ma con qual prò ? I savj del collegio con la loro maggioranza attraversavano sempre ogni proposizione salutevole e redentrice.