9LIBRO XLIX, CAI’O XV. » cimento, immorarulo sulli due opposti eccessi o di avvilimento o » di disperazione, in «no dei quali potessero cadere quegli abitanti ; • temendo egli non meno qualche scoppio parziale di non previsi-» bile e mal calcolala effervescenza ; ed invocando per tutto questo » ordini e direzioni. » Ma se ciò non può dipendere che da principii generali e » dalle massime o dalla vista universale e politica all’ esterno ed » all’ interno del Dominio, dalla vastità di tanti rapporti e dalla per-» durazione o dal cambiamento delle massime pubbliche, il tribu-» naie dopo aver maturata la situazione del bergamasco ed indicate » le possibili nozioni degli altri paesi in tante forme travagliati da » straniere armale, dettagliate le esigenze risultanti dal piano suac-» cennato e ridotta a tal punto e con tanta circospezione la sua » opera, non può che comunicar tulio alla maturità, alla prudenza, » alla virtù, ed al secreto de’ Savj del Collegio, li quali daranno a » tutto quel peso e quelle direzioni che meglio convengono ai sommi » riguardi della pubblica salvezza. • L’attività e 1’ energia di chi prese parte a tutto questo interessantissimo piano di vigoroso armamento fanno palese sino all’ evidenza da quale spirito fossero animati i popoli e le primarie magistrature della repubblica veneziana. Ma Io scoglio funesto, a cui rompevano tutte le più sagge proposizioni, tulli i più salutevoli divisamenti, erano sempre i Savi del Collegio, i quali disprezzando tutti i l'iguardi della pubblica salvezza, inflessibili nell’ adottato sistema di neutralità disarmata, occultarono anche questa preziosa comunicazione nella funesta filza delle Comunicate non lette in Senato : simili ad un piloto, che in mezzo all’ infuriare della procella, disprezza i consigli e 1’ opera di lutti, che vorrebbero condurre al porto la nave, e la spinge invece spontaneamente a rompersi framezzo agli scogli. Era Savio di settimana Pietro Donà cavaliere, il quale sino dal primo istante, in cui si trattò dal Senato di cotesto armamento e se ne affidò T incarico al Consiglio de’ X, e quinci agl’ inquisitori di stalo, aveva esposto le sue opinioni dicendo degna