202 LIBRO XXII, CAPO XVII. nostra città nell’ anno 1380, mostrò sino dalla sua straordinaria propensione alla religione ed alla pietà, landò l’esempio di un fervoroso claustrale, cugino di s quale dimorava nella congregazione de’ celestini a san Alga, indossò aneli’ egli l’abito di quell’ istitulo, ed ivi delle sacre scienze e nell’esercizio delle virtù cristiane tificazione di sè, trasse per più anni esemplarissima vi ammiratori della sua santità lo scelsero a loro superic uffizio, contro sua voglia intrapreso, sostenne con som zione di tutti sino all’ anno cinquantesimo dell’ età sua delle sue virtù e della sua scienza aveva recato onor nome di lui sino a Roma all’ orecchio del pontefice Ei quale, sollecito dello spirituale vantaggio della chies dove aneli’ egli aveva avuto la culla, si propose di voi a pastore. Era rimasta allora vacante la sede vicer trasferì a quella Francesco Malipiero, eh’ era vescovi ed al vescovato castellano promosse il monaco Loren no. É impossibile a dirsi quanta fosse la confusione claustrale per siffatto annunzio ; quanta la resistenza c non volersi addossare il pesantissimo incarico. Due vi fuggire e nascondersi; due volte ne fu impedito. De limo di rimettersi al giudizio della sua congregazione seppe con eloquenza perorare la propria causa, ch( mandare al papa fervide istanze per supplicarlo, cht privare quell’ istituto religioso di così raro e pregiato stro e pastore. Le quali istanze, non esaudite la priu novarono quei padri con più calore una seconda volti indarno, siccome appare dalle due lettere apostolici Eugenio, dirette alla loro congregazione, con parole ed amorevoli. Lorenzo adunque, non potendo più a lungo res lontà del sommo pontefice, accettò il carico, a cui ver e tanto più virtuosamente lo sostenne, quanto più