182 LIBRO XXII, CAPO XIII. CAPO XIII. Si rinnova la guerra nella Lombardia. Presa colesla deliberazione, si pensò loslo a farei preparativi per la guerra. Si diedero solleciti ordini per far leve di soldati e per provvedere l’erario del denaro occorrente alla sostentazione di questi. L’esercito si doveva comporre di 13,000 cavalieri e di 8000 fanti. Per mezzo d’imposte straordinarie fu calcolato una somma di 170,000 ducali, altri 50,000 se ne levarono dall’ uffizio del sale, ed altri 80,000 dalle camere delle città della lerraferma; sicché in tutto formaronsi 500,000 ducati. A comandante generale dcl-P esercito fu scelto Gentile da Lionessa, colle forme e coi modi, con cui ne’ tempi addietro n’ era stalo elcllo il famoso Gatlamela-fa da Narni. Egli trovavasi colle sue genti sul territorio bresciano : ivi pertanto gli fu mandato il bastone del comando per mezzo di due appositi deputati, i quali furono il dottore Nicolò da Canale ed Andrea Dandolo da Crema. Per farselo più affezionalo e premuroso, la repubblica gli donò in feudo il castello di Sanguinelto, ed altre terre, che un tempo avevano appartenuto al conle Luigi del Verme. Dalla parte del duca Sforza, passarono i fiorentini e i bolognesi, ed egli aveva saputo trarre al suo servizio anche Bartolomeo Col-leoni e le genti di lui. Del che, venuto in cognizione il senato, perciocché trattavasi di un bergamasco c quindi di un suddito della repubblica, ordinò sccrelissimamenle il consiglio dei dieci al da Lionessa, che andasse a spogliarlo delle sue robe e del suo seguito. In obbedienza al quale comando, Gentile andò, con Lionesio, capilano del duca di Savoja c con Tiberto Brandolino, e venne colle genti di questi sul veronese e sorprese il Colleoni all’ Isola, ove stava alloggialo colla sua compagnia militare, e Io spogliò di 1500 cavalli. Egli fuggi, c si, pose in salvo a Mantova, presso il