12 LIBRO XXI, CAPO V. replicate istanze di lui all’ imperatore Sigismondo, acciocché gli porgesse un soccorso di truppe, furono finalmente esaudite. Un grosso corpo di soldati ungheresi gli mandò, i quali penetrarono nel Friuli e vi portarono un orribile guasto in tutti i dintorni di Udine. Ad impedirne gli ulteriori progressi, il senato comandò al Carmagnola, che abbandonasse la Lombardia, lasciandone fortificate di buoni presidii le piazze, e che con tutto il resto dell’armata marciasse verso il Friuli. Egli non tardò a porsi in cammino, ed incontrò gli ungheresi presso T abazia di Rosacis, la quale era già stata da loro occupata e saccheggiata : ivi quei barbari avevano usato la sevizie di tagliare una mano a quanti 1’ avevano difesa. Sopraggiunto adunque il Carmagnola colla sua vanguardia, si scagliò sopra di loro, li respinse di colà, tolse loro tutto il bottino, che vi avevano raccolto, ne fece prigionieri moltissimi e per contraccambio tagliò loro una mano e cavò gli occhi. Questa sola punizione bastò a spargere il terrore negli altri : cosicché ben presto con fuga precipitosa abbandonarono il Friuli. L'esercito veneziano, ricomposta la tranquillità in quella provincia, ritornò ancora col suo generale nella Lombardia. CAPO V. Progetto di far avvelenare il duca di Milano. Tanti disastri, che s’erano ripetutamente rovesciati sugli eserciti veneziani, fecero nascere nell’animo di un Micheletlo Muazzo il reo disegno di toglier di mezzo con un veleno il duca Visconti autore di tanti mali. Costui, stimolato dall’ avidità di larga ricompensa, ne fece la proposizione al Consiglio de’ Dieci, esibendo di valersene all’ uopo di un suo amico, o forse parente, Zanino Muazzo, familiarissimo di Filippo Maria, il quale avrebbe potuto con tutta facilità apprestarglielo. Nè la proposizione fu rigettata: colpa della rozzezza e perversità di quei secoli, in cui di simili