118 LIBRO XXI, CAPO XXVII. costanza e per lo valore con cui lo sostennero : ed estreme furono le angustie a cui furono ridotti per la fame. Imperciocché il Piccinino, deposta ogni speranza di potersene impadronire perla forza, cui aveva inutilmente sperimentala in più assalti, erasi determinato a volerla prendere per la fame. Perciò, disposte ne’siti più gelosi grosse squadre di armati e facendo scorrere le strade da numerosa cavalleria, tentava d’impedire i soccorsi, che il Gattamelata per ordine del senato cercava di farvi introdurre a soccorso degli assediati. Non rimaneva ai veneziani altra via, che quella del lago di Garda, donde per le montagne superiori farvi giungere vettovaglie. E questa via si tentò e riuscì efficacissima. Un altro espediente s’immaginò per opporre vigorosa resistenza alle armi del Visconti : e l’espediente fu di armare una flotta sul Iago stesso, di cui prese il comando Pietro Zeno. Riuscì alla repubblica, colla mediazione di Nicolò d’Este, di smuovere dal partito del duca di Milano il conte Francesco Sforza, e di tirarlo al suo. La qual cosa gli riuscì tanto più facile, perchè lo Sforza era disgustato del Visconti, non avendo per anco potuto ottenere in isposa la promessagli Bianca, sua figliuola. Si strinse di bel nuovo altresì 1’ alleanza dei fiorentini, a patto, che gli acquisti di Crema, dì Cremona e di Peschiera, fatti che fossero, appartenessero ai veneziani, ed il rimanente fosse diviso tra gli alleati. Sull’ Adige, il Piccinino aveva piantato delle artiglierie, e con esse aveva recato danni ben gravi alle barche veneziane, che navigavano su quel fiume ; s’era impadronito della fortezza di Legnago, e disegnava di entrare nel veronese da prima, per poi passare nel vicentino e quinci nel padovano. A tanti mali era necessario opporre pronto rimedio. Perciò fecesi accorrere lo Sforza con molte truppe, il quale, superati i gravi ostacoli cagionati nel mantovano per lo allagamento del Po, venne a Chioggia, e di qua a Conche sul padovano. Intanto le truppe veneziane in Lombardia, guidate dal cittadino bresciano Pietro Avogadro, ed ajutate dall’ armata del lago di Garda, sconfissero le truppe milanesi colà accampate.