278 non è a discorrere : son cose solite, usate, che passano il mare ed i monti e si fanno cosi a Treviso, come a Venezia e a Milano. Immaginatevi una pioggia di rose che cadeva dal cielo della scena, e s’ alzò mezzo piede e due pollici (misura di Parigi) dal suolo, senza ch’ella, la Dlasis, se ne intimorisse o cercasse ricovero nè ombrello; ghirlande che si gettavano dalla platea o dalle logge, e eli’ ella raccoglieva baciando; sonetti -che volavan per aria; un coro, in cui ella era detta, come al solito, Euterpe, nume, diva, unica, poiché ora le donne uniche non sono poche e furono uniche a’ lor tempi, e la Pasta, e la Lalande e la Grisied ora sono in attualità d’uniche anche la Malibran, e l’altra Grisi j il qual coro, e le quali apoteosi ella dovette sorbirsele tutte sugli occhi del pubblico, da un capo all’ altro, sull’ armonia del famoso Pace alla tua bell'anima del Bellini, messe in musica dal maestro Iiellio, e cantatele per mezz’ora all’orecchio dai coristi e dalle coriste, senza ch’ella sapesse piti che moto o atto fare, per torsi a quella tortura della sua modestia. Se non che non ha gloria senza pena e fatica, e la Dlasis non se ne chiamerà per questo men fortunata.