254 LIBRO XXIII, CAPO II. CAPO II. Contrasto della repubblica di Venezia con la corte di Roma. Bensì ebbero i veneziani grave contesa col pontefice Pio II, la quale forse avrebbe potuto generare funeste conseguenze, se d’ indole altera e feroce fosse stato il papa, siccome lo era stato per 1’ addietro taluno de’ suoi predecessori. Pio II era succeduto, nell’anno 1458, al papa Calisto III; era il celebratissimo Enea Silvio Piccolomini, il quale aveva difeso il concilio di Basilea contro le decisioni del pontefice Eugenio IV. Ma, innalzato aneli’ egli alla cattedra di san Pietro, avea cangiato parere, ed aveva confutato e ritrattato, con una sua bolla apostolica, quanto aveva scritto da prima su quel proposito. D’ allora in poi s’ era fatto diligentissimo in sostenere e difendere i diritti e le prerogative della sede Romana. Perciò fece tentativo di richiamare a sé il diritto della nomina ai vescovati dello stato veneziano, ed incominciò da quello di Padova, ch’era rimasto vacante per la morte del vescovo Fantino Dandolo. D’altronde, il senato, che ne aveva sempre nominato i vescovi, sino dal principio della sovranità veneziana su quella città ; siccome li aveva sempre nominati in ogni altra diocesi del suo dominio (1); prima ancora che si sapesse in Venezia questa pontificia determinazione, vi elesse Jacopo Zeno, eh’ era vescovo di Feltre. Intanto Pio II vi nominò il cardinale Pietro Bembo, eh’ era vescovo di Vicenza. Nacque perciò grave contrasto, perciocché nessuno voleva cedere alla nomina (i) Sappiasi a late proposito, che nè i ma sempre si dissero, e così continuano patriarchi di Grado, nè i vescori di Ca- sino al giorno d’oggi inostri patriarchi, stello s’intitolarono mai, alla maniera dei per la divina clemenza, orvero, misera- prelati di qualsiasi altro luogo, per la tione divina, grazia di Dio e della sede apostolica ;