116 LIBRO XXI, CAPO XXVI. » montar le genti su per le vie. Ma il nostro Signor Iddio e mes-» ser san Marco non hanno voluto tanto male e de’ disegni fatti » coloro sono rimasti burlati. » Queste mosse faticose e rapidissime guadagnarono al Loredano somma lode bensi, ma in fine poi gli costarono poco dopo la vita : non mancò per altro chi lo credè morto di veleno ; con qual poi fondamento, non saprei dirlo. Delia sua morte invece così scrive il cronista Marìn Sanudo (1) : » A dì 11. del detto mese mancò » da questa vita il clarissimo e notabile cittadino nostro Pietro Lo-» redano procuratore, che fu capitan generale dell’ armata nel Po, » il quale s’ ammalò di melanconia per non essergli provveduto » quello che gli fu promesso. Volle essere sepolto a sant’ Elena » senza alcun onore, ma con una pietra sotto la testa. Dio abbia » remissione all’ anima sua. » Gli fu sostituito nel comando Stefano Contarini. Quest’armata sul Po divenne argomento di gelosia nell’animo di Nicolò d’ Este, signore di Ferrara; il quale, per impedirne le mosse, unì considerevole corpo di truppe, e ne affidò il comando a suo figlio Borso. Indarno il papa Eugenio IV s’ era affaticalo a distorlo, promettendogli di farsi egli stesso mediatore in cotesto affare presso la repubblica. Ma i veneziani, nella saviezza della loro politica, scorgendo cosa inopportuna il porsi, in que’ momenti, in assoluta rottura col marchese, restituirongli, per farlo tacere e per renderselo amico, la provincia del Polesine, cui trentasette anni addietro avevano ricevuto in pegno di denaro prestatogli : e così lo distolsero dall’amicìzia del Gonzaga e lo fecero desistere da qualunque ostilità contro la repubblica nostra. (i) Nella vita del doge Francesco Foscari.